Roma, 19 lug. - "In queste ore gli occhi di terrore di Josefa, una donna camerunense lasciata per lunghissime ore nelle acque del Mediterraneo assieme a una mamma e a un figlio di pochi anni morti, stanno rinnovando l’orrore per la tragedia senza fine dei migranti e rafforzando la repulsione per il cinismo di alcuni governi europei, ad iniziare da quello italiano. In proposito, i numeri dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) sono inequivocabili: nel 2018, fino allo scorso 15 luglio, sono arrivati in Europa 50.872 migranti; 1.143 hanno invece perduto la vita.
La linea di chiusura dei porti e dei respingimenti inalberata da Salvini e fatta propria dall’intero Governo, ha consentito a quello italiano di agguantare un suo triste primato. In Spagna e in Italia è arrivato un numero uguale di migranti. Lungo la rotta spagnola i morti sono stati 294, lungo quella italiana 1.108, di cui circa 600 negli ultimi mesi. Quattro volte di più. Solo grazie al coraggio e al senso di responsabilità della Guardia costiera italiana e delle altre forza impegnate nelle operazioni di soccorso, il bilancio non è più pesante.
Le invettive e la polemica politica, pur comprensibili, non bastano più. Gli italiani, che in un secolo e mezzo di emigrazione hanno disperso per il mondo 26 milioni di connazionali, quasi tutti “migranti economici”, hanno impresso nella loro memoria innumerevoli tragedie di lavoro e di viaggi transoceanici, quando le carrette degli oceani erano adibite al trasporto della “tonnellata umana” e la pelle bianca spesso valeva meno della pelle nera. Tanto per ricordarne solo alcune, gli affondamenti dell’Ortigia, dell’Utopia, del Bourgogne, del Sirio, della Principessa Mafalda e, più di recente e in diverso contesto, dell’Arandora Star.
Noi ci sentiamo eredi di questa grande vicenda sociale che l’Italia ha vissuto e ci riconosciamo in essa. Siamo nella più importante istituzione democratica del Paese per ricordare agli italiani, alle classi dirigenti e a questo Governo che prima di ogni altra cosa vengono la vita delle donne e degli uomini, i diritti umani, le convenzioni internazionali ispirate a criteri di civiltà, il dovere della solidarietà e dell’accoglienza. La pur necessaria gestione delle politiche di immigrazione può essere costruita unicamente su queste basi e, in un momento così buio per le sorti comuni, l’Europa e l’Italia possono ritrovare il loro cammino in questa sola direzione".