Roma, 6 feb. - "Parte il reddito (e la pensione) di cittadinanza ma sono esclusi gli italiani all’estero iscritti all’AIRE i quali rientrano in Italia. L’estromissione dei nostri connazionali dalle misure assistenziali di questo Governo (sia che trattasi del reddito sia della pensione) è dovuta al fatto che tali benefici sono subordinati alla condizione di poter far valere almeno due anni di residenza continuativi in Italia al momento della presentazione della domanda. Si tratta di un requisito che ovviamente i nostri connazionali iscritti all’AIRE i quali decidono di rientrare in Italia non possono far valere".
"Per questo motivo abbiamo predisposto degli emendamenti al Decreto sul reddito di cittadinanza, che presenteremo nelle Commissioni parlamentari competenti, mirati ad eliminare il requisito dei due anni continuativi di residenza per gli iscritti all’AIRE che dovessero decidere di tornare in Italia e richiedere le due prestazioni assistenziali. Non è infatti comprensibile né tollerabile che con i vincoli di residenza escogitati per impedire ai lavoratori immigrati in Italia da Paesi terzi di usufruire del reddito di cittadinanza (intervento comunque discutibile e già censurato dalla Corte costituzionale in più di una occasione) si colpisca anche ed invece soprattutto i nostri giovani emigrati all’estero in cerca di lavoro ed iscritti regolarmente all’AIRE i quali – esauritasi la loro esperienza all’estero – intendessero rientrare in Italia".
"Non dimentichiamo inoltre che il requisito della residenza continuativa in Italia al momento della presentazione della domanda per la pensione di cittadinanza impedirebbe anche ai nostri anziani connazionali emigrati in Paesi come il Venezuela i quali dovessero decidere di tornare per motivi umanitari ed economici, di potere accedere al beneficio. Misure queste introdotte senza riflettere sulle conseguenze negative che avrebbero potuto avere per i nostri connazionali: una ulteriore prova del distacco di questo Governo dal mondo dell’emigrazione".