Ora tutto è più chiaro. La maggioranza gialloverde ha approvato al Senato la legge costituzionale che riduce del 36,5% il numero dei parlamentari e, con essa, quello degli eletti all’estero, che da 18 passano a 12 (8 + 4). Respinto l’emendamento dei senatori PD, che chiedeva di non intaccare il numero già basso di 18 eletti, in linea con le richieste che in queste settimane sono venute dalle nostre comunità e dal Consiglio generale degli italiani all’estero, intervenuto formalmente più volte per scongiurare tale esito. Il nostro emendamento è stato sostenuto anche da Forza Italia e da Fratelli d’Italia, che però hanno poi votato a favore dell’intero provvedimento.
Il MAIE, che non ha detto una parola durante l’intero iter parlamentare ed è stato assente alle votazioni, fedele alla regola: stare sempre dalla parte del più forte e del potere, ma non assumersi mai una responsabilità, nemmeno quando sono in gioco i diritti fondamentali degli italiani all’estero. Tutto è più chiaro, si diceva, non solo in relazione alle posizioni dei gruppi parlamentari. Non è stato, infatti, un incidente di percorso, ma un progetto di ridimensionamento della rappresentanza estera, che ha trovato una precisa esplicazione nelle parole del relatore del provvedimento, il Sen. Calderoli: “Sono uno dei pochi che ha votato contro la legge Tremaglia, se fosse dipeso da me io gli eletti all’estero li avrei aboliti del tutto”. Quindi oggi l’applicazione di un iniquo criterio aritmetico, domani si cercherà di fare di meglio.
E così, se la legge costituzionale arriverà fino in fondo, come non ci auguriamo, per eleggere un deputato o un senatore nella circoscrizione Estero ci vorrà un numero di iscritti all’AIRE di circa quattro volte più alto rispetto all’Italia. In questa maniera, senza giri di parole, si viola la Costituzione. Dunque, i tagli al bilancio, l’esclusione dal reddito e dalla pensione di cittadinanza, l’inapplicabilità della “quota 100”, le maggiori difficoltà ad ottenere la cittadinanza per matrimonio, le restrizioni sulla mobilità automobilistica degli iscritti all’AIRE, l’abbandono della nostra comunità in Venezuela non sono casi isolati, ma i tasselli di un mosaico che ormai si va delineando: gli italiani all’estero per questo governo sono estranei e lontani e, talvolta, addirittura “stranieri”. Ma non finisce qui. La legge di revisione costituzionale passerà ora alla Camera e poi avrà altri due passaggi parlamentari. Dobbiamo tutti moltiplicare gli sforzi e l’impegno, a qualsiasi livello, per riaprire lo spazio che i gialloverdi stanno chiudendo e difendere i diritti degli italiani all’estero, in nome di un principio di reale cittadinanza e degli interessi veri dell’Italia nel mondo.