Roma, 7 mar. - "Una falsa interpretazione della legge Controesodo da parte dell'Agenzia delle Entrate sta provocando la pretesa di ingiusti rimborsi erariali a danno di „cervelli" rientrati dall'estero. Bisogna porre rimedio in fretta perchè si tratta di un errore che rischia di provocare l'effetto esattamente inverso a ciò che la legge si proponeva. È di questi giorni la notizia che l'Agenzia delle Entrate sta richiedendo a ricercatori e docenti (rientrati in Italia in virtù delle agevolazioni previste dalla legge n. 78 del 2010) di rimborsare gli sconti fiscali di cui hanno beneficiato nel corso degli anni. Vengono richieste cifre anche ingenti adducendo come motivazione il fatto che non ne avrebbero avuto diritto in quanto non iscritti all'AIRE. Proprio perchè non iscritti all'AIRE sarebbero da considerarsi fiscalmente residenti in Italia anche se svolgevano all'estero attività di ricerca o docenza (e per quest'ultimo motivo non possono essere considerati lavoratori che trasferiscono dall'estero in Italia la loro residenza fiscale").
"Il problema nasce da interpretazioni tardive e retroattive, fornite dall'Agenzia delle Entrate nel 2017 sulla legge Controesodo (del 2010) sul rientro dei ricercatori e dei docenti. (Tali interpretazioni si trovano nella Risoluzione n. 146 del 2017 e nella Circolare n. 17 del 2017). La legge non prevedeva espressamente il requisito dell'Iscrizione all'AIRE. Prevedeva semplicemente il fatto che gli interessati al beneficio dovessero essere stati residenti all'estero in maniera non occasionale". "Dunque il Fisco italiano dopo aver attratto cervelli italiani e concesso le agevolazioni fiscali previste dalla legge per un totale di 4 anni cambia le carte in tavola, interpreta la legge in maniera restrittiva e punitiva e chiede il rimborso degli sconti fiscali concessi alcuni anni orsono, applicando anche severe sanzioni. Che senso ha tutto ciò se non quello di far scappare di nuovo all'estero i nostri ricercatori e docenti? Riteniamo sia necessario un celere intervento amministrativo da parte delle autorità competenti e/o un intervento legislativo del Governo per sanare questa situazione e tutelare gli interessi dei nostri lavoratori rientrati in Italia".
"Già nel 2010, su proposta del Pd, come legge bipartisan, il Parlamento aveva approvato la legge Controesodo, con l'obiettivo di sostenere lo sviluppo economico, scientifico e culturale del Paese. Anche successivamente, i Governi italiani che si sono succeduti hanno previsto e concesso numerose agevolazioni fiscali a favore dei soggetti espatriati che trasferiscono la residenza in Italia per svolgervi un'attività di lavoro. Queste agevolazioni concepite per attrarre risorse umane in Italia e per far rientrare "cervelli" e lavoratori specializzati sono consistite nella riduzione dell'imponibile fiscale fino al 90%. La misura ha effettivamente attratto migliaia di lavoratori i quali sono rientrati in Italia anche in ragione del consistente sconto fiscale che spesso li ha convinti a lasciare attività e lavori gratificanti all'estero".