Roma, 21 lug. - "L'accordo raggiunto questa notte sul Recovery Fund è una vittoria per l'Europa tutta. Non solo per i Paesi maggiormente colpiti dal Covid. Perché con le risorse stanziate si ribadiscono i valori fondanti dell'Unione. Solidarietà e inclusione. L'Italia potrà contare su 120 miliardi di prestiti e 80 miliardi di sussidi, dei quali siamo i maggiori beneficiari. Ora tocca a noi. Non esistono alibi. Le risorse ci sono. Ma dobbiamo dimostrare di saperle impiegare al meglio. Evitando sprechi, come con i fondi di coesione, rimandati troppo spesso indietro per incapacità di spenderli". "È l'occasione per presentare progetti di ampio respiro. Che non si limitino alla contingenza del momento ma investano sul futuro. Per costruire infrastrutture, promuovere l'occupazione, superare il divario di genere in famiglia e sul lavoro, digitalizzare tanti settori cruciali a partire proprio dalla medicina. E, in definitiva, sbloccare quei gangli che ancora rallentano la crescita del paese".
"E, per l'Italia, l'intesa rappresenta la definitiva affermazione anche di un certo modo di stare in Europa. Che non è certo quello dei 'pugni duri' inseguito in passato. Ma, al contrario, è il modello della negoziazione e del dialogo. In particolare con i Paesi storicamente alleati come Francia e Germania. Che, infatti, si sono spesi a favore del nostro Paese contro i cosiddetti frugali. Un sostegno che difficilmente sarebbe arrivato, se al Governo avessimo avuto ancora forze antieuropeiste". "Cruciale in questo senso è stata la presidenza di turno tedesca. A conferma che il nostro quadro di alleanze rimane quello tradizionale, senza le virate a Est auspicate dalle destre sovraniste. Al contrario, è proprio nei confronti di alcuni Paesi Visegrad come l'Ungheria di Orban che l'Unione deve iniziare a valutare i rapporti futuri".
"L'andamento dei negoziati può essere occasione anche per accelerare la riflessione sui meccanismi del funzionamento europeo. Il modello del veto di un singolo Paese appare superato. Così come va rivista la distribuzione delle risorse tra Stati. Non è ipotizzabile destinare ulteriori finanziamenti a Paesi che violano costantemente i nostri principi. In questo senso, l'Italia mantiene fermo l'impegno sulla tutela dello stato di diritto e sulla condanna di chi tenta di metterlo in discussione".
"I sovranisti di casa nostra vedevano nell'atteggiamento del premier olandese e dei frugali l'inizio del declino europeo. Avevano fatto male i loro conti. Rutte ha seguito una linea in Europa ma, in realtà, parlava all'interno della sua nazione in vista delle prossime elezioni politiche. E proprio il fallimento della sua posizione dimostra che non si può negoziare in Europa strizzando l'occhio ai populismi nazionali. È una linea perdente". Lo dichiara la Senatrice Laura Garavini, Presidente Commissione Difesa e Vicepresidente vicaria gruppo Italia Viva-Psi.